Se un kamikaze di hamas si facesse saltare in aria dentro un cinema multisala di una nostra grande città vorreste avere i biglietti nominativi per vedere l’ultimo dei Vanzina?
Se con un bimotore un ceceno si lanciasse su un centro commerciale di una nostra grande città, vorreste farvi due ore di coda davanti ad un tornello per entrare a fare la spesa?
Potrei trovare molti altri paragoni simili per cercare di trasmettere, a voi pochi lettori, il mio totale disappunto (quasi incazzatura direi) quando ho saputo che almeno 25mila cittadini della repubblica italiana non sarebbero potuti andare tutti nello stesso posto perché due solerti servitori dello stato ritenevano che fossero in pericolo. Mi piacerebbe tanto che il prefetto Francesco Antonio Musolino ed il questore Filippo Piritore avessero la possibilità di esercitare le loro funzioni a Roma. Lo stadio olimpico sarebbe sempre chiuso e tutti quei fascisti impuniti che ogni settimana sparano bombe carta e accoltellano persone potrebbero avere qualcosa di alternativo da fare.
Invece no. Loro resteranno a Genova e noi continueremo a fare le code ai check in degli aeroporti in nome di una sicurezza impossibile da ottenere con questi metodi. Continueremo a credere che la tessera del tifoso e i biglietti nominativi ci garantiranno l’incolumità quando andiamo allo stadio. Continueremo a credere che portare meno di 100 ml di shampoo nel bagaglio a mano sia la soluzione contro le esplosioni in volo.
Uno stato di polizia si stringerà sempre più intorno alle nostre libertà facendoci credere che sia per il “nostro bene” mentre è solo per accrescere il potere di pochi. E il calcio, credetemi, non c’entra assolutamente niente.