Un tweet di Massimo Mantellini
persona che normalmente apprezzo e condivido, mi spinge a scrivere questo post per spiegare i motivi del mio totale disaccordo.
1) La telefonata doveva essere diffusa. Non c’è niente di privato nella conversazione tra due comandanti che non erano al telefono né per motivi di lavoro né per altro che riguardasse solo loro ma per cercare di gestire una emergenza. Una cosa di dominio pubblico come la nave che stava affondando. Non ci sono in ballo segreti militari o chissà cos’altro.
2) I militari, che per il ruolo che coprono non godono della mia stima incondizionata, in questo caso sono chiamati, dalle leggi che ci siamo dati, a prendere in mano la situazione. Non si tratta di essere arroganti: De Falco si è chiaramente trovato di fronte una persona che in modo maldestro cercava di prenderlo in giro, perdendo tempo e compromettendo ancor più l’incolumità delle persone. Perdere la pazienza ma mantenere la lucidità non la considero arroganza.
3) La rete non è giacobina. La rete non sentenzia. La rete non manda in galera nessuno. La rete non giustizia nessuno. Ci penseranno i tribunali a decidere chi ha sbagliato e cosa ha sbagliato. La rete trasmette informazioni che ognuno di noi recepisce e commenta. Né più né meno di qualunque altro mezzo di informazione e mi sembra strano che un simile commento arrivi proprio da @mante.
2 commenti
Grazie a te per la visita. Siamo su posizioni diverse. Pazienza. 🙂
grazie del commento roberto 1) la telefonata è agli atti dell’inchiesta diffonderla in audio, fatti salve le esigenze morbose della stampa e quelle di altri soggetti interessati (Costa per esempio) non sposta di un mm l’inchiesta 2) I toni imperativi dei militari sono uguali ovunque e piu’ sono imperativi di solito e meglio definiscono la persona (quelli di De Falco sono mediamente imperativi) 3) per nulla d’accordo sorry. saluti
M.