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Devo una risposta a Doug. La scrivo, prendendo spunto dagli avvenimenti di queste ultime ore.
Doug resta sorpreso del fatto che io vada allo stadio.
E’ vero, ho rifatto l’abbonamento alla Fiorentina. Ma non sono un tifoso. Nessuno di quelli che va allo stadio di Firenze lo è. Tantomeno siamo sportivi.
Abbiamo semplicemente bisogno di esserci, di identificarci, di riconoscerci.


E’ una cosa che, la dico senza prosopopea, si riscontra in pochissime altre realtà.
Quasi 20.000 abbonati in un campionato di C2, testimoniano questo, come le 35.000 persone che sedettero fino alle 3 di notte, dentro lo stadio per salutare la squadra che aveva vinto una misera coppa Italia.
Non era il trofeo, ma solo la voglia di esserci.
Forse siamo “provinciali” ma noi stiamo ancora dietro a Pier Capponi: “Voi sonate le vostre trombe e noi soneremo. le nostre campane!”. Noi siamo quelli del “meglio secondi che ladri” adesivo che dal 1982, ancora oggi si vede su qualche macchina, su qualche motorino o su qualche vetrina di un negozio.
Va da sè che questa voglia di esserci, non deve rimanere l’unica voglia di partecipazione. Ci sono cose molto più importanti del calcio.
Per questo ho fatto l’abbonamento. Per esserci. Perchè la Fiorentina è Firenze. E’ un pezzo del nostro museo a cielo aperto.
Anche se sono schifato dal resto del mondo del calcio e so benissimo che la situazione è schifosa.
E’ schifosa perchè viviamo in un paese dove una delle quattro cariche più alte dichiara che un diritto, qualunque esso sia, è alienabile per ragioni di ordine pubblico. Un paese civile dovrebbe avere gli strumenti, non le “armi”, per contrastare un evento del genere.
E’ schifosa prechè viviamo in un paese dove, di fonte ad un illecito macroscopico, qualcuno cavalca una protesta come quella che stanno facendo a Genova. Un paese civile metterebbe alla gogna uno che ha comprato una partita. Un paese civile si chiederebbe quante altre partite sono state comprate. Farebbe pulizia.
Non sono un moralista. In passato ho riconosciuto alla violenza un alto valore, non solo simbolico. Come diceva Mao , non esiste rivoluzione senza violenza. Ma scatenare violenze di piazza per far ammettere una squadra dove non le compete, bloccare i traghetti per richiamare l’attenzione su una situazione di una evidenza clamorosa, mi fa ricordare cose parecchio più brutte. E allora metto un cd e canto con Giovanna Marini “I treni per reggio calabria”.

Un commento

stefano 20/08/2005

mi e’ rimasta la mandibola a penzoloni per almeno trenta secondi, e lo sguardo perso dentro al tubo catodico. da non credere

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